Il dottor Zivago di Boris Pasternak. Feltrinelli prima edizione 1957

È davvero strana e singolare la sorte di certi romanzi russi, grandi classici in cui c’è tutto, dalla politica alla religione, dalla quotidianità stravolta da guerre e rivoluzioni fino alla miseria e alla povertà che queste determinano. Pasternak i iniziò a scrivere questo suo unico romanzo dopo la seconda guerra mondiale. Un romanzo che si snoda negli anni tremendi della rivoluzione d’ottobre e che, attraverso le storie dei suoi tanti personaggi, presenta questo tratto di storia in tutta la sua spietata miseria. Jurij Zivago, medico con la passione per la scrittura, viene spedito al fronte durante la prima guerra. Ma la rivoluzione che si prepara in realtà da anni, esplode nel 17 sfaldando ciò che resta di un esercito già allo sbando. Mosca e tutte le altre città russe conoscono anni di degrado e di miseria. Le persone cercano di sopravvivere come possono ai lunghi e freddi inverni, alla neve, alla fame, alla carenza di qualunque bene di prima necessità, soprattutto cibo e legna per scaldarsi. Al fronte Jurij incontra Lara, una crocerossina con la quale nasce uno strano feeling. Il dottore incontra Lara nuovamente nella stessa cittadina dove si rifugia con la famiglia per sfuggire alla miseria della città. E quello strano feeling diventa qualcosa di molto più forte con conseguenti incontri clandestini e sensi di colpa del dottore verso la moglie Tonia. . Tuttavia i partigiani rossi che combattono una guerriglia senza quartieri contro i russi bianchi, mettono fine al travaglio interiore del dottore costringendolo a seguirli nei loro spostamenti nei boschi e nelle asprezze di una guerra sempre più incomprensibile e degradante. Quando Zivago riesce a tornare a Mosca, incontra nuovamente Lara e con lei riesce a vivere un breve periodo di quasi normalità. Ma Lara non può restare a Mosca a causa di questioni politiche. Così Zivago, la cui famiglia legittima è stata costretta all’esilio a Parigi, resta solo. Un romanzo duro come gli anni che racconta, con tratti di poesia che emergono qua e là come perle che non ci si aspetterebbe di trovare. Un’opera che spoglia guerre e rivoluzioni da qualunque parvenza di eroicità. Rifiutato dal regime sovietico, il romanzo fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957. In modo del tutto inatteso si diffuse rapidamente in tutto l’occidente ottenendo forti consensi. Nel 1958 a Pasternak viene conferito il premio Nobel per la letteratura, premio che lo scrittore fu costretto a rifiutare per non essere esiliato dal suo paese. Pasternak morì due anni dopo il conferimento e il rifiuto di un premio che avrebbe potuto garantirgli una sicurezza economica. Morì in totale povertà, dimenticato e abbandonato soprattutto da chi, grazie al suo romanzo, in occidente, guadagnava a suo discapito. Strana e singolare sorte quella di certi romanzi, e soprattutto di certi scrittori, soprattutto russi, autori di capolavori che a loro portano solo persecuzioni e sofferenze, e che stranamente poi vengono rivalutati solo troppo tempo dopo, quando oramai i diretti interessati non possono più gioirne. Per la cronaca... Boris Pasternak avrebbe dovuto vivere altri 28 anni per veder pubblicata la sua opera in patria, perché il dottor Zivago fu pubblicato in Russia solo nel 1988, quando da questo libro era già stato tratto un film di grande successo e il resto del mondo lo aveva già conosciuto e apprezzato ampiamente

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