Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. Prima edizione Nuova Antologia 1904

Cosa provereste se durante un viaggio vi arrivasse la notizia del vostro suicidio? Cosa scatta nella testa di un uomo quando legge su un giornale della sua stessa morte data per certa dai suoi più stretti parenti? Mattia Pascal si trova proprio in questa situazione. Ha lasciato una casa in cui non è ben voluto, una moglie che lo disprezza e una suocera arcigna e litigiosa oltre ogni dire. In più è stato frodato nella sua eredità e altri eventi gli sono occorsi, eventi dai quali è letteralmente scappato. Poi moglie e suocera vanno dando per certo il suo suicidio con tanto di corpo ritrovato e riconosciuto. Cosa fare? Tornare per spiattellare sul naso delle due megere la sua ottima salute o approfittare della sua morte dichiarata per crearsi una vita nuova, diversa, con tanto di nuova identità e nuovo passato? Un romanzo noto che fa interrogare sull’importanza delle scelte e sull’impatto che ogni scelta ha su tutta la vita di una persona. La scrittura a tratti scanzonata, naturalmente adatta al teatro, alterna tratti esilaranti ad altri surreali, passando per momenti in cui si riflette e ci si interroga insieme al protagonista. Pubblicato a puntate sulla rivista nuova antologia, Pirandello scrisse il fu Mattia Pascal durante le notti passate accanto alla moglie malata. Me lo immagino l’uomo Pirandello, prima ancora dello scrittore, a scrivere nella notte, a cercare di evadere dalla sofferenza che era costretto a vivere e vedere grazie al suo Mattia Pascal, aspirante suicida, suicida dichiarato, morto riconosciuto, ma vivo e vegeto a provare a beffarsi delle sue avversità e delle persone che lo volevano male.

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