L’isola dei fiori rossi di Alan Brennert. Newton Compton 2020

Rachel è una bambina felice che vive con la sua famiglia a Honolulu, isole Hawaii. Siamo negli anni 90 dell’800 quando le isole Hawaii stanno per perdere definitivamente la possibilità di avere un loro sovrano per diventare parte degli Stati Uniti. Rachel cresce felice e amata dai suoi genitori e dai suoi fratelli maggiori fino al giorno in cui la madre trova sulla sua gamba sinistra una macchia rosa. La macchia non scompare e non si cicatrizza e soprattutto non dà alcun dolore. I poveri genitori capiscono di essere davanti alla malattia innominabile di quel tempo: la lebbra. Non solo una questione medica, ma uno stigma sociale infamante e tremendo che divideva le famiglie costringendo i malati a vivere separati sull’isola di Molokai. I genitori tentano di tenere nascoste le condizioni della bambina il più a lungo possibile. Ma situazioni del genere non possono essere celate per troppo tempo e arriva anche per la famiglia di Rachel il momento doloroso della separazione. Un romanzo particolare e intensissimo che narra le condizioni del lebbrosario di Molokai, attivo dal 1866 fino a divenire negli anni 70 del 900 un parco storico. Un’isola spazzata da venti gelidi d’inverno e piena di sole d’estate, sovrastata dall’imponenza del vulcano Pali, patria di derelitti abbandonati e rifiutati dalle loro famiglie che preferivano dimenticare questa parte di umanità già destinata alla morte. Eppure la lebbra nella maggior parte dei casi non portava alla morte, o almeno non in poco tempo. C’era chi poteva sopravvivere molti anni e cercava di farlo prendendo in mano le redini della propria vita e strappandola alla deriva già stabilita per lo più dal pregiudizio degli uomini. Rachel arriva a Molokai bambina, lì diventa ragazza, poi donna. Così, attraverso la sua vita conosciamo la realtà del lebbrosario dove suore e frati si occupavano dei bambini, dove uomini e donne cercavano di ridere e vivere nonostante tutto, finché la medicina ha fatto passi che hanno permesso ai malati di lebbra di non essere più costretti ad allontanarsi dai propri cari. Passando per gli anni delle due guerre mondiali, Alan Brennert ci fa attraversare buona parte del 900 con le sue conquiste tecnologiche, mediche e sociali, raccontandoci non solo la storia di una donna straordinaria che difficilmente si può dimenticare, ma anche le Hawaii con le leggende e le tradizioni degli isolani. Un patrimonio di cultura che la colonizzazione ha spazzato via quasi del tutto, riducendo queste isole a semplice meta turistica. Un libro intenso e coinvolgente come pochi, uno di quei romanzi rari che sono davvero contenta di aver letto, le cui emozioni continueranno ad accompagnarmi ogni volta che i personaggi di questa storia torneranno alla mia mente.

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