Fontamara di Ignazio Silone. Prima edizione definitiva Mondadori 1949

“In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. «Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. «Poi vengono i cani delle guardie del principe. «Poi, nulla. «Poi, ancora nulla. «Poi, ancora nulla. «Poi vengono i cafoni. «E si può dire ch'è finito” Questo è Fontamara, sintesi migliore l’autore non avrebbe potuto farne. Un paesino immaginario sulla Marsica, un luogo di stenti e di disastri atavici, montagna aspra e amara come il ruscello che serviva per irrigare quei terreni già difficili da coltivare. Questo è Fontamara, da generazioni. Un luogo abitato per la più parte da contadini che non conoscono altro che lavoro, stenti, fame e miseria. Sono loro i “cafoni” come Silone stesso li definisce. Un numero imprecisato di uomini / bestie a fronte di pochi notabili senza scrupoli e senza coscienza che non fanno altro che perpetuare ingiustizie. Come la petizione che fanno firmare ai contadini con la quale loro, i contadini, o meglio i “cafoni”, autorizzano la deviazione del loro ruscello a beneficio delle terre del podestà. Così, i doppiogiochisti senza scrupoli continuano ad arricchirsi alle spalle della povera gente, mentre alcuni di loro fingono addirittura di stare dalla loro parte, cercando con mille parole di tenerseli buoni. Perché non solo è più comodo tenere i contadini nell’ignoranza, ma è anzi indispensabile coltivarne l’ignoranza per poter sottrarre loro anche quel minimo che hanno. Una feroce denuncia del fascismo con il suo manipolo di arrivisti e opportunisti, fantocci arricchiti, bravi solo a imbrogliare, ai quali viene data autorità in nome della loro sporca astuzia e non per capacità reali di governo. Una immersione totale e totalizzante nella miseria che non è solo miseria economica, ma anche culturale, di ragionamento, di pensiero, di valori. Un libro del genere Silone in Italia non avrebbe potuto scriverlo. Lo fa durante il suo esilio in Svizzera, a Davos, in un sanatorio dove sta curando la tisi che potrebbe portarlo alla morte in poco tempo. Ma Silone non muore. Scrive per quasi due anni quella che diverrà la sua opera più significativa. E ovviamente, quest’opera una volta scritta, in Italia in quegli anni non potè essere pubblicata se non in poche copie a spese dell’autore. Così, mentre in Italia si moltiplicavano le parate fasciste e il paese scivolava inconsapevolmente e inesorabilmente verso la guerra, Fontamara veniva tradotto e pubblicato in molti paesi e in molte lingue, Unione Sovietica compresa. Il romanzo uscì in Italia solo dopo la caduta del fascismo. La pubblicazione definitiva è del 1949 per la Mondadori. Sorte simile a quella di romanzi sovietici come il dottor Zivago, anche se molto meno amara, visto che Silone potè curarne la revisione definitiva e vederne la pubblicazione e il successo italiano, mentre in America già ne erano nate riduzioni teatrali che avevano riscosso grande riscontro.

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