La vita davanti a sé di Romain Gary, prima edizione italiana Rizzoli 1975

Nella Parigi degli anni 70 del 900 ci sono quartieri abitati da persone di dubbia fama: immigrati di ogni parte del mondo. Una gran varietà di persone che cerca di darsi da fare come può, una umanità varia e variegata tra cui Momo, un bimbo arabo che ci racconta la sua storia. Momo non ha genitori, viene cresciuto da una ex prostituta che lo tiene per soldi ma che gli vuole bene veramente pur dimostrandoglielo nel modo ruvido che hanno quegli esseri umani non troppo abituati ad aver a che fare con l’affetto. Madame Rosa è la figura più vicina ad una madre che Momo conosce. Non sa se le vuole veramente bene, non sa cosa prova davvero per lei, ma è lui che resta con la donna quando il suo cervello inizia a dare segni di cedimento. In poco tempo Momo è costretto a crescere molto in fretta e a dover fare cose che non ci aspetteremmo data la sua età e per il modo in cui è vissuto. Una sorta di miserabili moderni, uomini e donne che si arrabattano come possono, ma che non dimenticano mai di spargere intorno a loro segni di umanità. Un romanzo particolare, a tratti quasi respingente. Il racconto di un ragazzino senza nessuno che cerca il suo posto nel mondo insieme alle attenzioni e all’affetto che non ha mai avuto. Fino ad un finale costruito in modo tale da renderlo difficile da dimenticare. Romain Gary pubblica questo romanzo nel 1975 in Francia con lo pseudonimo di Émile Ajar. Il romanzo ha un successo immediato e vince, nello stesso anno 1975, il prestigioso premio Goncourt. Solo dopo la morte di Gary per suicidio nel 1980, si ebbe la certezza che Ajar non era altri che Romain Gary, già pseudonimo di Roman Kacew. Nomi veri e pseudonimi a parte, la vita davanti a sé raccoglie temi cari all’autore, anch’egli figlio di emigrazione dalla vita abbastanza sopra le righe. Da questo libro è stato tratto un film uscito nel 2020 con la regia di Edoardo Ponti e con nel cast una inossidabile e straordinaria Sofia Loren.

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