L’amica geniale di Elena Ferrante, tetralogia completa. E/O dal 2011 al 2014

L'amica geniale, storia del nuovo cognome, storia di chi fugge e di chi resta, storia della bambina perduta. Sono questi i quattro libri che raccontano le vicende di Elena e Lila e dei tanti personaggi che fanno parte di questa lunga tetralogia. Le vicende abbracciano più di sessant’anni di vita e di storia. Dagli anni cinquanta sui banchi di scuola di un rione povero e misero di Napoli fin quasi ai nostri giorni, passando per i rivolgimenti politici degli anni settanta, le lotte studentesche e le rivendicazioni delle classi operaie per condizioni migliori di lavoro. Su tutto questo domina la storia della complessa amicizia tra Elena e Lila, tanto diverse l’una dall’altra quanto legate da un sentimento contraddittorio e difficile da definire. Elena è la voce narrante. Divenuta una scrittrice affermata, racconta gli anni della scuola, l’adolescenza, i matrimoni falliti, gli amori malati, gli studi che lei ha potuto compiere e che Lila ha dovuto interrompere dopo le elementari, l’intelligenza non comune di Lila e la sua capacità di riuscire a studiare da sola qualunque disciplina, la vita assolutamente sopra le righe di entrambe con gli insperati successi lavorativi. Letti quattro libri, peraltro neanche tanto brevi, quali conclusioni trarre? Per ragioni sicuramente economiche e mediatiche, l’autrice o autore ha tirato per le lunghe una storia che si sarebbe potuta raccontare in molte meno pagine, anche se la scrittura non risulta mai pesante o sgradevole. Ho apprezzato molto le descrizioni di Napoli, della povertà degli anni 50, delle sue bellezze e dei suoi monumenti. Ho apprezzato lo sfondo storico, in particolare il terzo volume (storia di chi fugge e di chi resta) i cui eventi si svolgono tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta. Non ho apprezzato, anzi mi ha infastidito, la Napoli stereotipata dei camorristi, dei malavitosi che fanno il buono e il cattivo tempo, dei sentimenti eccessivi sempre pronti ad esplodere in scazzottate tremende, bestemmie, grida, sangue. Ma Napoli non è questo stereotipo negativo e greve. C’è anche questo, ma non solo questo e forse il fastidio sarebbe stato attenuato se in tutta questa lunga sequenza di pagine ci fosse stato un contraltare positivo a bilanciare tutta questa negatività. Non ho apprezzato il ricorso ad una negatività strisciante che pervade tutta la storia e tutti i personaggi. Nessuno dei personaggi esprime anche solo un minimo di positività e tutti risultano squilibrati ed eccessivi. Nessuno di questi personaggi vorrei conoscere nella vita reale e con nessuno di loro vorrei avere a che fare, nemmeno per sbaglio o per poco tempo. Quanto alle protagoniste... Lila, sebbene raccontata dalla mente poco equilibrata di Elena, risulta molto più coerente dell’amica. Ma Elena... è uno dei peggiori personaggi letterari che ho incontrato nella mia oramai discreta carriera di lettrice! Egoista, opportunista, incapace di formarsi una personalità propria. Non ha mai una posizione propria ma mutua le sue idee dai libri o prende in prestito idee e posizioni di chi ritiene abbia autorevolezza in quel determinato momento. Entra ed esce dalle relazioni non per un reale sentimento ma perché quelle persone e quelle situazioni le si sono trovate a tiro in quel determinato periodo della sua vita... Persone simili purtroppo esistono nella realtà, ma credo che pochi di noi vorrebbero averle per conoscenti, tantomeno per amiche...

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