Quel maledetto Vrònskij di Claudio Piersanti, Rizzoli 2021

Giulia e Giovanni. Una coppia di mezza età che sta uscendo da un periodo difficile causato dalla malattia che ha colpito Giulia. Lei ne sta venendo fuori ma è comprensibilmente provata. Lui la sostiene e continua a svolgere il suo lavoro di una vita: il tipografo. Finché Giulia va via di casa senza dare alcuna spiegazione. Giovanni è distrutto da questo abbandono e si getta nel lavoro. Una sera prende a caso un libro dalla libreria molto fornita della moglie e decide d’impulso di ricopiarlo per farne una copia unica e preziosa da donarle al suo ritorno. Il libro in questione è Anna Karenina. Mentre Giovanni legge e copia si convince sempre di più che nella vita della moglie c’è un Vrònskij come nella vita di Anna. Tra ossessioni, domande senza risposte, assoluta mancanza di iniziativa per avere risposte, la vita di Giovanni prosegue fino al ritorno di Giulia e al prosieguo della storia che, a parte qualche piccolo sussulto di coincidenza con le vicende di Anna, non trova il modo giusto di trasmettere quello che dovrebbe. E dire che le premesse erano incoraggianti! Con un titolo simile si poteva imbastire un romanzo di tutto rispetto avendo a disposizione un tale classico al quale ispirare i propri parallelismi! E dire ancora che paura della malattia, del decadimento, della morte sono riflessioni che toccano ogni individuo… Ma quando tutto questo è inserito in un piattume generale non si ha la forza emotiva per farsi coinvolgere da riflessioni pur sacrosante. Io per esempio mi sono fermata su aspetti molto più pratici e molto meno prosaici. Cioè, una moglie va via di casa senza dare spiegazioni. Amici comuni del marito dicono a questo stesso marito di aver incontrato sua moglie in un altro punto della città. Quindi il marito avrebbe la possibilità di cercarla per chiedere giustamente spiegazioni o sincerarsi sulle condizioni della moglie. Però il marito non lo fa perché … se vuole torna lei… Ma vi sembra normale? Poi la moglie torna a casa e lui non chiede niente, lei non dice almeno per un bel po’ di tempo… E fanno come se nulla fosse accaduto… Ma vi sembra sempre normale? Siccome per me la risposta è no ed è anche no il ritrovarmi libri del genere candidati ad un premio come lo Strega, almeno secondo il mio utopistico desiderio che i premi vadano a romanzi che hanno veramente qualcosa di importante da dire, il mio no per questo libro è categorico e senza appello.

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