Carnaio di Giulio Cavalli, Fandango Libri 2018

DF, un piccolo paese di frontiera, un avamposto di costa che vive di pesca e di una quotidianità mediocre e piatta. Finché un pescatore trova nelle sue reti un cadavere. Il popolo di DF non ha nemmeno il tempo di metabolizzare questo evento che i cadaveri iniziano ad essere ritrovati ovunque. Il mare ne porta sempre di più, fino a quando il paese intero viene sommerso da vere e proprie onde di cadaveri. Migliaia e migliaia di corpi, tutti uguali, tutti delle stesse dimensioni, dello stesso peso, apparentemente della stessa età, tutti maschi. Dapprima gli abitanti di DF sbigottiscono, poi si infuriano, poi si ribellano all’autorità centrale fatta di sola burocrazia e poca concretezza... Fino a inventarsi modi assolutamente fuori dal comune per rendere questi cadaveri fonte di sopravvivenza, ricchezza e benessere. Un romanzo distopico e surreale, fatto di eventi anche grotteschi e assolutamente fuori dalla realtà. Non amo il distopico, il surreale fino all’assurdo. Per questo non ho apprezzato questo libro fino in fondo e confesso che alcuni tratti mi hanno abbastanza disturbato. Tuttavia lo consiglio perché credo che il distopico è l’unico espediente letterario possibile per un libro come questo. Arrivati all’ultima pagina, una volta superato l’impatto di certe descrizioni, ecco che Cavalli raggiunge l’obiettivo di far fare al suo lettore delle riflessioni che restano in testa per giorni e si aggrovigliano l’una sull’altra, si snodano sulle notizie che si ascoltano dai tg, si infilano prepotentemente nel dibattito così aperto e scottante sull’impatto dell’immigrazione sul nostro paese. Giulio Cavalli è un giornalista e sa come spingere il lettore a porsi degli interrogativi. Scrive questo libro prima che il dibattito politico su immigrazione e migranti divenisse così infuocato. Lo spunto gli viene da una conversazione con un pescatore del sud, un uomo che come altri uomini che vivono di pesca, trova di tanto intanto un cadavere nelle reti e lo rigetta in mare, come tacitamente è consuetudine non scritta tra questi uomini di mare. Basti pensare ai fantasmi di Portopalo... Questo non è tanto un libro sull’immigrazione, quanto sull’impatto che l’onda degli arrivi di migranti ha sulla nostra mentalità. Uomini, donne e bambini le cui sorti finiscono per non interessarci più perché non siamo noi, la cosa non ci riguarda. Per cui, uno in più o uno in meno nel Mediterraneo poco ci importa. Abbiamo addomesticato il nostro sentire. Ci siamo talmente abituati ad aver notizie di questi naufragi che non ci facciamo più caso. Prima abbiamo perso la capacità di dispiacerci, poi addirittura anche la basilare compassione umana per questi derelitti dei nostri tempi. In fondo, basterebbe solo pensare che noi stessi, italiani di puro sangue italico, siamo stati i derelitti di ieri, trattati peggio di animali infetti, italiani di puro sangue italico che col tempo hanno saputo riscattarsi dalla feccia in cui i paesi di sbarco li relegavano.

Commenti

Post popolari in questo blog

La civetta e il lupo di Martina D’Adamo

Momenti di gloria di Duncan Hamilton, 66thand2nd Editore 2018

Il sale della terra di Jeanine Cummins, Feltrinelli 2020