Un luogo chiamato libertà di Ken Follett, Mondadori 1997

Cosa succede nella mente di Ken Follet quando, scavando in giardino trova una scatola di legno vecchia e consunta? Qual è la sua reazione quando aprendola vi trova un libro reso illegibile dal tempo e un collare di ferro spezzato? Chiunque avrebbe gettato via la vecchia scatola e il suo contenuto, lui, Follet, no. Il collare spezzato era stato la suprema umiliazione di un uomo, una schiavitù ingiusta ma autorizzata che legava l'uomo, minatore, al proprietario della miniera in cui doveva lavorare. Il maestro Follet ripulisce il collare, ne decifra l'iscrizione, lo conserva accanto al suo computer ... E inizia a scrivere, lasciando che la sua mente ci racconti la storia di quest'uomo. Malachy McAsh è tra i tanti minatori proprietà di lord Jamisson ed è costretto a estrarre carbone, sostentamento indispensabile per l'Inghilterra della seconda metà dell'800. Deve farlo in condizioni disumane e pericolose, di notte, per ore e ore di seguito, senza mai fermarsi... Soprattutto non deve mai permettersi di scappare se non vuole essere costretto al collare di ferro. Ma Mac non si rassegna a quella vita e insegue tenacemente la sua libertà. Dalla Scozia delle miniere alla sordida Londra dei bassifondi, fino alla Virginia delle piantagioni di tabacco e la conseguente tremenda traversata per raggiungerla. Con il rigore storico e la maestria che lo caratterizza, Follet ci regala una storia ricca di episodi, intrighi, ingiustizie, riscatti, amori. Fotografa una società contraddittoria sull'orlo di disordini che porteranno le colonie all'indipendenza e le classi povere a rivendicare con forza i propri diritti. Romanzo consigliatissimo, come tutti i libri di Follett.

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