Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas

Quando un libro riesce a stregare e a coinvolgere talmente tanto da non voler mai smettere di leggere... Quando un libro riesce a far passare in secondo piano anche il sonno... Quando una personalità viene tratteggiata e descritta così bene da farla sembrare viva, tanto da dare al lettore la sensazione di poter interagire con il giovane marinaio Edmond, con il prigioniero Edmond, con quel disperato ragazzo che desiderava solo la morte. E poi la dirompente ascesa del signore di Montecristo, la sua intelligenza superiore, la tenerezza che quest’uomo suscita nonostante abbia attuato la più intelligente e sottile delle vendette. Il conte non vendica Edmond Dantès con le armi, con le invettive, con le maledizioni. Sono gli stessi autori della ingiusta condanna del giovane marinaio che presentano felicemente e inconsapevolmente il collo al cappio costruito poco a poco dai loro stessi errori e misfatti. Così precipitano loro malgrado quasi senza che nessuna mano li spinga. Invece la mano c’è. Una mano guidata da un’intelligenza prodigiosa che se versa anche tanto bene intorno a se, attende che pian piano il cappio si stringa lentamente, ma inesorabilmente al collo dei traditori. Non si riesce a sentire biasimo per il signore di Montecristo, anzi, fa tenerezza quando il suo cuore indurito dalla tremenda sofferenza vissuta, non riesce a non commuoversi davanti a piccoli segni di affetto. Fa tenerezza il signor di Montecristo, quando dopo aver “atteso e sperato”, si prende tutta la sua vittoria, accompagnata da un senso di vuoto e di rimorso. Perché la vittoria umana è sempre limitata, sempre soggetta ad errori e può soprattutto sempre sfuggire di mano. Un vero capolavoro di classico. Tante pagine che non rallentano mai il ritmo della narrazione, tanto che nessuna delle più di 1300 pagine a mio avviso è inutile o prolissa. E nonostante la spinta incalzante a voler leggere e leggere a oltranza, sono riuscita a dominarmi per godermelo tutto, assaporandolo pian piano. E ora... Ecco quella sensazione che si prova raramente, tipica di quando si legge un libro veramente eccezionale che si vorrebbe non finisse mai, i cui personaggi sembrano talmente vivi da sentirne poi quasi la mancanza, dopo che in punta di piedi... O meglio... In punta di remi... si sono allontanati, discreti e silenziosi, quasi a volersi scrollare di dosso tutto il clamore suscitato.

Commenti

  1. Gran bella recensione. Appassionata e al tempo stesso chiara e forbita. Genera curiosità. Andrò a leggerlo. Brava Giusy. Michele

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