Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Prima edizione italiana Mondadori 1936

Non mi aspettavo di leggere questo libro tutto d'un fiato... Anzi non mi aspettavo di leggerlo affatto... Mi ha sfiorato la tentazione di lasciarlo dopo poche pagine di frivolezze e confidenze sparse, come se la storia stentasse ad entrare nel vivo e si stagliasse su pagine riempite di inezie, come pomeriggi piovosi trascorsi davanti a un caminetto, riempiti di frasi inutili mentre il tempo scorre lento. Una variegata accozzaglia di uomini e donne, tutti diversi. Gatsby, eccentrico e strano personaggio che, nella sua casa sontuosa dà feste celeberrime alle quali la gente partecipa in massa senza bisogno di essere invitata. Gente, tanta gente, tante isole sole e sconosciute che si passano l'una accanto all'altra... E appagano il desiderio di apparenza di Gatsby che ha come unico scopo quello di dimostrare a una sola persona di essere diventato qualcuno. Nick, anonimo spettatore e narratore delle vicende e delle stranezze dei personaggi di questo romanzo. Tutto in Fitzgerald è eccessivo, ma profondamente vero... Perchè profondamente scandagliato nelle sue profondità. L'amore, l'opportunismo, l'individualismo, il tradimento, la devozione verso un'altra persona, l'abbandono dei più quando non si ha più nulla da dare e quando immischiarsi con qualcuno può compromettere... E accanto a Gatsby, della tanta gente che ha goduto della sua ricchezza, resta solo l'anonimo e insignificante Nick... Non è per svelare nulla della storia, anzi... A chi voglia leggerlo, dico che se all'inizio la trama sembra pigra e lenta, si fa via via trascinante e imprevedibile.

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