La donna dal kimono bianco di Ana Johns. Tea 2020

Giappone 1957. Naoko Nakamura è una ragazza di diciassette anni. Il padre l’ha promessa in sposa ad un Giovane che gli permetterebbe di consolidare ulteriormente la sua posizione economica. Ma Naoko si è già innamorata e non del giovane voluto dal padre, ma di un americano, il peggio del peggio che poteva capitare ad una ragazza giapponese di buona famiglia in quei tempi. Quando Naoko scopre di essere incinta, la famiglia la rinnega costringendola ad un calvario che nessuna donna dovrebbe mai subire. America oggi. La giornalista Tori Kovac legge una lettera consegnatale dal padre. Negli anni 50 l’uomo è stato marinaio in Giappone. La lettera rivela alla donna la giovinezza di suo padre, un tempo in cui un marinaio ha amato una ragazza dalla quale ha avuto una figlia. Tori si mette sulle tracce di quella storia d’amore per ritrovare la donna che in una foto appare in kimono bianco, la donna che ha dato una bambina a suo padre. Un libro che apre uno spiraglio su una pagina poco conosciuta ma molto dura e dolorosa, quella in cui le ragazze giapponesi che si innamoravano degli americani erano ripudiate e rifiutate dal resto della società. Ma soprattutto, questa è la storia triste di quei tanti bambini figli di queste coppie miste, denigrati e maltrattati nel migliore dei casi, uccisi o lasciati morire di denutrizione e malattia in molti altri casi. Una pagina poco conosciuta che mostra ancora una volta quanti volti può assumere l’umanità che ha trasformato e continua a trasformare la terra in una orribile macelleria senza cuore e senza anima.

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