Figlie del mare di Mary Lynn Bracht. Longanesi 2018
Questa è la storia di Hana e di tante ragazze come lei. Tante ragazze e bambine, troppe, che nella Corea occupata dai giapponesi tra gli anni 30 e 40 venivano
rapite dai loro villaggi e dalle loro isole dai militari per essere portate lontano dalle loro vite e dalle loro innocenze per diventare schiave sessuali
dell’esercito giapponese. Le confort women, come le chiamavano impropriamente loro, i bastardi che hanno cercato di insabbiare questa pagina poco conosciuta
di storia. Finché una delle pochissime sopravvissute, più di quarant’anni dopo ha trovato il coraggio di raccontare aprendo la porta ad altre sopravvissute
che a loro volta hanno fatto conoscere atrocità talmente crudeli da non poter essere credute vere.
Eppure sono vere... dolorosamente vere.
Hana è una delle tante, è tutte queste povere ragazze e bambine violate. Nella sua storia romanzata che trae spunto da fatti reali, Hana si lascia portare
via a sedici anni dalla sua isola di Jeju per salvare la sorellina di nove anni. Lei, tuffatrice esperta, vede il soldato giapponese che si avvicina pericolosamente
al punto della spiaggia in cui la piccola Emi sorveglia il pescato e si slancia velocemente verso la riva attirando l’attenzione di colui che diventerà
il suo aguzzino.
Tra le atrocità di un posto che è peggio di un bordello, le vicissitudini di Hana e della sua voglia di riscatto che nessuno riuscirà a piegare, i sensi
di colpa di Emi e le vicende storiche della seconda guerra mondiale e della guerra di Corea, Mary Lynn Bracht costruisce un romanzo straordinario di rara
forza descrittiva ed emotiva. Un libro che cattura fin dalla prima pagina, dai primi momenti su una spiaggia tra le haenyeo che si preparano ad immergersi
fino al termine dell’ultima pagina. Un libro che si legge d’un fiato, le cui vicende lasciano nel cuore e nella mente una forte impressione che non si
esaurisce a lettura terminata. Una storia che resta nel ricordo e che non si dimentica facilmente
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