Italiana di Giuseppe Catozzella, Mondadori 2021

Tra gli anni cinquanta e sessanta dell’Ottocento, l’Italia va verso l’unità. In quegli stessi anni, in un piccolo e anonimo paesino della Sila, cresce Maria Oliverio detta Ciccilla. Maria sarà la prima e unica donna a guidare una banda di briganti insieme al marito Pietro. E questo è il racconto della sua vita. Con la scrittura coinvolgente alla quale ci ha abituati, Giuseppe Catozzella ci racconta la vicenda reale di Maria, una ragazza come tante, cresciuta tra i boschi, costretta a lavorare fin dalla più tenera età per aiutare la sua numerosa famiglia a sostentarsi. Dopo il matrimonio, Pietro partecipa alla spedizione di Garibaldi, un movimento che parte dal basso, non solo da un punto di vista geografico, ma dal basso delle classi sociali delle quali si sfrutta il malcontento per rovesciare quello che restava della monarchia borbonica. Pietro combatte per l’Italia unita, lo fa insieme ad una folta schiera di contadini e operai ai quali furono promesse terre, diminuzione delle tasse, condizioni di lavoro più dignitose. E mentre i mille non più mille di Garibaldi avanzano, i signori di turno si organizzano per passare velocemente da un carro vincente all’altro. Tornati alle loro terre, operai e contadini non tardano a capire che nulla è cambiato per loro. Gli stessi sfruttatori di prima continuano ad essere gli sfruttatori di ora. Nessuna promessa viene mantenuta e le ribellioni di alcuni paesi vengono soffocate nel sangue. Così per molti di loro, la chiamata alle armi per l’esercito regio è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Da qui parte l’avventura di Pietro prima e Maria poi come briganti. Uomini che disertano l’esercito per darsi alla macchia tramonti che conoscevano benissimo, assaltando masserie e case ricche per rivendicare i propri diritti e per dare aiuto a braccianti e operai come loro. Un romanzo coraggioso e ben documentato. Una vicenda che mostra l’altra faccia della storia. Perché si fa presto a liquidare il brigantaggio come una piaga sociale, ma non sempre si va alla radice delle motivazioni che hanno aperto questa piaga. Bene ha fatto Catozzella a raccontare la storia di Ciccilla, e non certamente per giustificare il Brigantaggio, ma per mettere in luce l’altra faccia dell’unità d’Italia, quella faccia che oltre al nome brigantaggio porta anche quello di “questione meridionale”, una ferita aperta in quegli anni e mai veramente sanata. Un romanzo che consiglio caldamente a chi non si accontenta della conoscenza sommaria della storia scritta dai vincitori, perché anche e talvolta soprattutto tra i vinti, si nasconde la parte più vera della storia stessa.

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