Venuto al mondo di Margaret Mazzantini, Mondadori 2008

Una telefonata... E Gemma con il figlio Pietro è su un aereo che li porterà a Sarajevo. Sarajevo... Città che convive con le ferite ancora aperte di una guerra fratricida, come un corpo con le cicatrici che lo solcano. E tra passato e presente, corrono e si rincorrono i ricordi: L'incontro con Diego, il ragazzo di Genova, l'amore forte e indomito che cambierà la vita di entrambi. Amore conosciuto, rinnegato, ritrovato... Amore affamato e assetato di vita... Amore inquieto che brama concepire vita... Amore che non esita ad avventarsi con tutte le sue forze contro gli ostacoli insormontabili che la vita gli pone davanti... Amore che resiste tenacemente alle solitudini di entrambi... Amore che lascia la sicurezza di una casa comoda per immergersi totalmente in quella guerra inutile e distruttrice come tutte le guerre... Amore che metterà tra le braccia di Gemma Pietro, quel figlio di una fredda notte di guerra e di granate. E ora, dopo tanti anni, questo viaggio inatteso riannoderà i fili di un amore donato e ricevuto, di una storia fatta di inadeguatezza, di dolore, di solitudine amara, ma soprattutto di tenerezza. Sono stata più volte a Medjugorje, in questo villaggio circondato dalla guerra ma sul quale nessuna bomba è stata mai sganciata. E più volte, parlando con gli abitanti del luogo, specie con qualche giovane mio coetaneo, mi sono sentita raccontare l'atrocità di quei tre anni. Ho riascoltato quei racconti... Ho sentito di nuovo il tono di voce di quelle persone, il cambiamento nella voce di quel ragazzo mio coetaneo che mi raccontò la sua infanzia rubata. Quelle parole, prima sicure, poi incerte e spezzate quando mi parlò delle fughe notturne verso le cantine, verso luoghi di fortuna che contenevano uomini e animali mentre fuori le granate danzavano per distruggere e uccidere. Ho riascoltato la paura che accompagnerà per sempre quell'uomo che da bambino ha temuto che una granata, cadendo, gli portasse via chi aveva accanto, lasciando illeso lui... Queste ferite invisibili, coperte dal tempo che passa, stanno lì ad attendere chi è capace di portarle alla luce. E penso che quando si vive una guerra, siamo davvero tutti coinvolti. I bambini di Sarajevo avrebbero dovuto essere spensierati come i bambini di Roma... Ma ancora l'uomo e sempre l'uomo decider diversamente, rubando ai propri figli gli anni migliori e segnando per sempre le loro vite. Questo romanzo ha vinto il premio Campiello nel 2009. Nel 2012, per la regia di Sergio Castellitto, esce l'omonimo film.

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