Il pane perduto di Edith Bruck, la nave di Teseo 2021. Candidato al premio Strega 2021

Edith Bruck è sopravvissuta alla shoah ungherese. È solo una bambina quando le leggi razziali iniziano a far sentire i loro effetti anche in Ungheria, ed è solo una ragazzina quando viene deportata ad Auschwitz con tutta la famiglia. Ed è ancora troppo giovane quando dal campo riesce ad uscire viva insieme alla sorella, per ritrovarsi in un mondo da ricostruire, in mezzo a persone che non vogliono sentir parlare di campi di concentramento, sola senza radici tra gente che stenta a comprendere la portata dei traumi dei sopravvissuti. Questo libro breve è il resoconto di quel tratto di infanzia e di giovinezza, un tempo che ha cambiato per sempre la vita di chi è riuscito a sopravvivere. A sessant'anni dalla pubblicazione del suo primo libro, dopo tante storie ambientate al tempo del nazismo e dei suoi orrori, Edith Bruck decide di scrivere il resoconto di ciò che lei stessa ha vissuto, degli orrori che lei stessa ha visto e subito. Lo fa proprio ora, nel momento in cui la memoria sta cominciando a fare qualche capriccio. Un racconto diretto, quasi scarno con al termine una lettera a Dio nel quale la Bruck non riesce a credere, ma dal quale vorrebbe delle risposte… Anni fa, della stessa autrice, ho letto la donna dal cappotto verde e non mi era piaciuto. Lo stile di scrittura non mi aveva proprio coinvolta. Purtroppo anche con questo romanzo autobiografico ho riscontrato lo stesso problema. Nonostante sia un racconto che non può e non deve lasciare indifferente, lo stile di scrittura non riesce a darmi il coinvolgimento che tuttavia ritrovo sempre davanti a storie vere come questa. Tuttavia ne consiglio la lettura per mantenere sempre viva la memoria di ciò che è stato.

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