Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto, Mondadori 2019

Domenico Boschis è un attore affermato che vive a Roma da anni e che ha tagliato i ponti con la sua terra d’origine e con un padre che non si è mai mostrato tale. Fino a quando il padre, Bartolomeo si ammala di un male che non lascia scampo. Domenico capisce che deve tornare al suo paese per chiudere i conti con le sue origini. Domenico cerca di parlare con suo padre per trovare in lui anche un minimo segno di affetto in grado di riscattare una vita intera di assenza. Ma il padre che parla a fatica, pronuncia spesso una frase misteriosa prima di scoppiare in lacrime: la ragazza, la ragazza... Tra ricordi di infanzia e amicizie mai spezzate che si riconsolidano davanti ad un buon bicchiere di vino, Domenico si imbatte in un doloroso fatto di cronaca accaduto quasi cinquant’anni prima. Una ragazza venne rapita e tenuta per mesi in un sotterraneo. Una storia dolorosa di cui nessuno parla più, della quale nessuno ha parlato mai fin dall’inizio, un inizio sordido del quale molti sapevano e nessuno ha mai detto per omertà, per quella diffidenza becera che impedisce di compromettersi. Una storia vera mai totalmente risolta intorno alla quale Perissinotto costruisce una trama verosimile e scorrevole. Un libro fatto di sentimenti, ricordi, di quella terra aspra di Langa, una terra che ho imparato a conoscere dalle descrizioni stupende di Cesare Pavese. Un romanzo che non è ne un giallo, né un thriller, dato che l’autore non rimaneggia la storia vera della ragazza, ma ne mette in luce solo gli aspetti sordidi dell’omertà e del silenzio colpevole di chi sa e vede ma fa finta di non sapere e non vedere.

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