La sposa vermiglia di Tea Ranno, Mondadori 2012

Negli anni venti del novecento, molto spesso, anzi troppo spesso, erano ancora i padri a decidere per le figlie tutto quello che c’era da decidere. E le figlie avevano solitamente due possibilità: accettare la volontà paterna, cosa che avveniva nella maggior parte dei casi, o ribellarsi per cambiare il proprio destino. Vincenzina Sparviero questa forza di ribellarsi non ce l’ha. Quando il padre la promette in sposa ad un uomo di trent’anni più grande, un donnaiolo cocainomane da bordello, lei non si oppone. E nulla sarebbe accaduto se la ragazza non avesse avuto la sventura di incontrare nel frattempo il grande amore della vita. Bello il giovane Filippo Gonzales, troppo bello, quasi da sembrare non reale rispetto al vecchio Ottavio Licata… Con la sua scrittura appassionante, Tea Ranno ci racconta la storia di un dramma, una tragedia che appare nella sua ineluttabilità già dalle prime pagine. Così da mostrarci talvolta come avveniva che tragedie annunciate avessero il tempo di costruirsi, di maturare, di consumarsi, sotto gli occhi spesso volontariamente chiusi di tutti.

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