Grande meraviglia di Viola Ardone, Einaudi 2023

Dopo il treno dei bambini e Oliva Denaro, grande meraviglia conclude una trilogia che abbraccia idealmente il novecento. Tuttavia si tratta di storie che possono essere lette anche singolarmente senza seguirne per forza l’ordine. Elba porta il nome di un grande fiume del nord. È una ragazzina che conosce solo il manicomio e il convento. Nel primo ci è nata perché la madre vi è stata internata per motivi poco chiari. Il convento è stato il luogo dove ha studiato, non riuscendo però a stabilire con le suore alcuna empatia. Fino a quando al manicomio arriva il dottor Fausto Meraviglia. Siamo a ridosso degli anni 80 e con la legge Basaglia i manicomi stanno per essere chiusi. Il medico si prende a cuore Elba, la fa studiare e la porta a casa sua per darle una famiglia e la possibilità di laurearsi in psicologia. Ma sarà davvero questo quello che la giovane Elba vuole? Ritroviamo il dottore molti anni dopo, nel 2019. È un uomo accartocciato sui propri fallimenti familiari e personali di cui il più grande sembra essere proprio la ragazzina a cui ha voluto bene tanti anni prima. Una storia dal potenziale molto forte. Potenziale a mio avviso sprecato nella scelta di dare molto spazio all’anziano medico con tutti i suoi fallimenti ed errori, a scapito della vicenda centrale di Elba e dei manicomi con tutto il loro corollario di crudeltà e di situazioni che la legge Basaglia non ha comunque risolto. Un romanzo che sta un bel po’ di passi indietro rispetto al treno dei bambini e Oliva Denaro. La Ardone sa scrivere, certamente! Ma questo romanzo non mi ha coinvolta mai davvero, non mi ha trasmesso emozioni, non mi ha presa come gli altri libri e confesso che non ho visto l’ora di terminarlo. E una volta terminato, nel cuore mi è rimasta solo una grande tristezza. Dispiace perché questa autrice di emozioni me ne ha trasmesse a vagonate con gli altri due titoli di questa trilogia ideale, pagine che ho non solo divorato, ma anche riletto per riassaporare nel tempo le emozioni che mi avevano dato.

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